Una riflessione su criticità, soluzioni e prospettive di sviluppo del settore dell’allevamento è emersa , dal convegno promosso dalla sezione beneventana della Cia – Agricoltori Italiani nell’ambito della prima giornata, mercoledì 21 settembre, della 43esima edizione della Fiera di Morcone.
Al convegno, dal titolo “Zootecnica sannita: tra soccida e filiera corta; le prospettive di sviluppo nel PSR Campania 2014-2020”, hanno partecipato il sindaco di Morcone Costantino Fortunato, il presidente del Centro Fiere Giuseppe Solla, Raffaele Amore presidente sannita di Cia, Luigi Baccari dirigente della Giunta Regionale della Campania per il Servizio Territoriale di Benevento, Erasmo Mortaruolo vicepresidente regionale della Commissione Agricoltura e Franco Alfieri consigliere delegato del presidente della Regione all’Agricoltura.
I dati del settore: verso una diversificazione produttiva
Con un valore stimato intorno ai 70 milioni di euro l’anno (circa il 48% deriva dalla vendita di carne bovina, il 28% dal latte e la restante parte dal settore ovino, suino e bufalino), la zootecnia sannita nonostante cicliche crisi e una scarsa vocazione all’innovazione rimane un comparto fondamentale dell’economia del territorio. Ma non sono pochi i punti deboli, a cominciare dai volumi produttivi e dalla scarsa diversificazione. Il 6 censimento dell’agricoltura del 2010 ha infatti rilevato una realtà zootecnica nella provincia di Benevento con evidenti criticità economiche e strutturali; il patrimonio zootecnico è quasi esclusivamente costituito da: Bovini, con circa 48.000 capi di cui circa 13.000 sono vacche da latte; Ovini, con circa 47.000 capi, ad indirizzo prevalente misto; e Suini con circa 10.000 capi.
Nel fare un punto sull’utilizzo dei fondi del vecchio Psr 2007-2013 Raffaele Amore ha sottolineato con franchezza come: “Poco o nulla è stato destinato ad investimenti di ampliamento delle aziende per incrementare in patrimonio zootecnico; pochissimo è stato utilizzato per progetti di diversificazione delle produzioni aziendali con l’obiettivo di aumentare il valore della produzione aziendale; infatti, la media degli investimenti nelle aziende zootecniche tradizionali è stato di circa 160.000,00 euro, con circa 90.000,00 euro di contributo pubblico”. Ha poi aggiunto, “La vera novità della periodo 2007 – 2013 è stata che diverse aziende hanno completamente diversificato il proprio indirizzo produttivo, investendo in grossi allevamenti ed adottando il sistema di gestione in soccida”. Ovvero una grande azienda decide trova un’intesa con un’altra (solitamente un piccolo produttore) in virtù del quale la prima fornisce mangimi e assistenza tecnica e veterinaria mentre la seconda alleva. Questo fenomeno si è maggiormente manifestato principalmente nel territorio dell’Alto Tammaro.
la media degli investimenti nelle aziende zootecniche tradizionali è stato di circa 160.000,00 euro, con circa 90.000,00 euro di contributo pubblico”
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