Ha fatto scalpore nei giorni scorsi il video girato sotto copertura dall’associazione animalista Essere Animali che mostra i maltrattamenti subiti dalle galline confinate nelle gabbie di un allevamento industriale. E insieme all’indignazione si sono riaccese anche le discussioni sul benessere animale. Perché, anche se maltrattamenti e illegalità non sono la normalità negli allevamenti di ovaiole, è altrettanto chiaro che le condizioni in cui vivono le galline nelle gabbie a norma di legge non permettono agli animali di esprimere in pieno i loro comportamenti naturali. Anche gli allevamenti a terra costringono migliaia di individui a vivere nello spazio di un capannone per tutta la loro (breve) vita. Il metodo di allevamento convenzionale più rispettoso del benessere delle galline resta quello all’aperto.
Forse non tutti ancora sanno che il mondo del biologico ha preso molto seriamente la questione del benessere animale e ha stabilito regole molto più rigide del convenzionale per l’allevamento delle galline ovaiole e dei polli da carne. Gli standard sono superiori anche rispetto ai sistemi di allevamento all’aperto. Gli animali ogni giorno hanno libero accesso all’esterno con uno spazio di 4 mq ciascuno, e dove sono liberi di becchettare, razzolare e fare bagni di terra. È stato posto il limite di tremila capi per ogni capannone, per garantire una minore densità, che può arrivare al massimo a 6 galline/mq.
Oltre alle prescrizioni ambientali, l’allevamento biologico fissa anche altre regole che riguardano il benessere, a cominciare dal divieto di tagliare il becco, una pratica impiegata per evitare che gli animali, stressati dal sovraffollamento, si feriscano a vicenda. Il biologico, inoltre, ha introdotto l’impiego di razze a lento accrescimento o dual purpose, che non raggiungono il peso adatto alla macellazione prima degli 81 giorni (circa il doppio rispetto alle razze ad accrescimento rapido). I pulcini devono provenire preferenzialmente da incubatoi biologici ed è vietata la soppressione dei pulcini maschi: utilizzando razze dual purpose, infatti, possono essere avviati alla produzione di carne.
Federbio ha elaborato un nuovo standard per il benessere animale, denominato ‘High Welfare’”, che non si limita alle galline ovaiole e ai polli da carne, ma abbraccia anche l’allevamento di bovini, suini, ovini e caprini. Nell’allevamento biologico di bovini da carne e le vacche da latte devono essere garantiti almeno 120 giorni di pascolo all’anno e l’alimentazione deve essere principalmente costituita da foraggi. I vitelli devono essere allattati alla mammella per tre mesi e non possono essere allevati in recinti isolati. Sono vietate le mutilazioni (corna).
Anche i suini devono trascorrere almeno 120 giorni al pascolo e sono vietate le gabbie di gestazione e allattamento per le scrofe. Sono vietate tutte le mutilazioni (taglio della coda e limatura dei denti e la castrazione è consentita solo sotto analgesia e anestesia nella prima settimana di vita dei suinetti). Infine, sono garantiti 120 giorni di pascolo e assenza di mutilazioni anche alle capre e alle pecore allevate secondo i dettami del biologico.